di Martina Amigoni

C’è un problema che vorresti risolvere o un obiettivo che vuoi raggiungere.

Vuoi chiedere aiuto a un professionista, ma non sai quale sia la figura adatta a te tra psicologo o coach? Quali sono le similitudini e le differenze? Quali le modalità attraverso cui si svolge un percorso, la durata e il costo?

Effettivamente, per i non addetti al settore, coach e psicologo possono sembrare una figura simile, specialmente perché alcuni professionisti sono sia psicologi sia coach. Faccio presente che in certi casi la distinzione non è netta, ma non bisogna fare confusione.

In questo articolo troverai le risposte ai tuoi dubbi sulla differenza tra psicologo e coach.

Leggi attentamente perché è fondamentale che alla fine della lettura tu sia in grado di scegliere autonomamente a chi rivolgerti evitando di interfacciarti al professionista “sbagliato”, sprecando così tempo e denaro. Ciascun esperto ti saprà dare un aiuto differente in base alle sue competenze, agli strumenti di cui dispone e al rapporto che instaurerete.

(Parlerò di psicologo e coach al maschile nel riferirmi a professionisti di entrambi i sessi.)

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LE 5 PRINICPALI DIFFERENZE TRA PSICOLOGO E COACH:

  1. ORIENTAMENTO TEMPORALE

L’orientamento temporale è la prima grande distinzione che bisogna fare, ma attenzione a non ultra-semplificare le cose!

Durante la prima seduta, una delle prime domande che lo psicologo pone al paziente è: “qual è il motivo della sua richiesta?” Il paziente a quel punto espone il suo problema, e cioè ciò che non permette di trovare il completo benessere nel presente. La focalizzazione del lavoro dello psicologo (o psicoterapeuta) è tendenzialmente orientata al presente, tuttavia, spesso si lavora su contenuti, credenze, schemi ed emozioni che affondano le loro radici in eventi passati che hanno ancora bisogno di essere integrati, al fine di restituire un benessere completo nel presente – futuro!

La prima domanda che un coach pone, tipicamente è: “su quale desidera lavorare? Su quale ambito?” Ciò pone direttamente in una prospettiva di lavoro orientata al presente – futuro. Il lavoro si focalizza sul potenziamento delle capacità del cliente, ma può essere che anche un coach rilevi la presenza di credenze limitanti ereditate dalla famiglia, da sistema sociale e dalla cultura, sulle quali è possibile e doveroso lavorare.

Dunque, è possibile affermare il lavoro di entrambi i professionisti si prende forma nel qui e ora, tuttavia, tendenzialmente, lo psicologo-psicoterapeuta aiuta il paziente a trasformare schemi di pensiero o comportamento acquisiti in precedenza che ora creano emozioni negative, o a rielaborare ferite o traumi del passato rimasti aperti con il fine di reintegrarli, il coach può al massimo sfiorare il passato con per fare emergere che gli insegnamenti appresi in quel tempo non siano più validi, e sostituirli con credenze funzionali ai fini futuri.

  1. FOCUS: RISOLVERE UN PROBLEMA VS RAGGIUNGERE UN OBIETTIVO

Questa è una delle caratteristiche più importanti e controverse che riguardano la differenza tra coach e psicologo. È possibile affermare che chiunque ha dei problemi, e chiunque può desiderare di raggiungere un obiettivo. Ma cosa spinge ad rivolgersi a un professionista in queste due circostanze?

Esistono problematiche in cui chiaramente si delinea la necessità di un supporto di tipo psicologico o psicoterapeutico, e si tratta dei casi in cui un disturbo che compromette in maniera significativa il funzionamento dell’individuo (e/o del caregiver) nell’ambito della salute, del lavoro, e dei rapporto relazionali e sociali.

Esistono poi problemi percepiti e vissuti soggettivamente come parecchio ingombranti, che influiscono negativamente sulla qualità della vita della persona stessa. Degli esempi sono l’ansia anticipatoria, il tono dell’umore depresso, la fine di una relazione, l’incapacità di concentrazione, la difficoltà a smettere di attuare un comportamento non sano, etc. Disagi di questo tipo hanno una caratteristica comune: tolgono la serenità e la felicità all’individuo impedendogli di condurre una vita all’insegna del benessere e del progresso individuale. In tutti questi casi sarà opportuno rivolgersi alla figura dello psicologo (o psicoterapeuta).

Quando invece la persona gode già di una condizione di benessere, e desidera avere un supporto nell’individuazione di un obiettivo chiaro, nello stabilire una road map e cioè un progetto per raggiungerlo, o per potenziare le proprie risorse, è utile che si rivolga a un coach. Il coaching è una metodologia di sviluppo personale e il coach è chi guida l’individuo a utilizzare al meglio il suo potenziale, sia fisico sia mentale, per raggiungere le massime prestazioni.

Il coaching nasce attorno agli anni ’60 negli Stati Uniti in ambito sportivo, e si diffonde prima in ambito business (executive coaching, leadership coaching) e poi praticamente a ogni settore della vita, con il life coaching!

Il termine è molto generico e abbraccia praticamente ogni campo dell’esistenza, troviamo infatti  figure quali: relationship coach, love coach, wellness coach, coach spirituale, etc., in cui la distanza dalla psicologia è più sfumata. Per esempio, se la mia relazione di coppia non funziona, dovrei andare da un relationship coach o da uno psicologo di coppia? Se voglio dimagrire, ma non riesco a seguire una dieta dovrei andare da un wellness coach oppure da uno psicologo?

Anche la psicologia si è evoluta, a sua volta: negli anni Sessanta, Seligman e Csikszentmihalyi hanno dato inizio a un nuovo filone, la psicologia positiva, volta ad aiutare il paziente a individuare i propri obiettivi, a creare e seguire un piano d’azione con lo scopo di raggiungere l’autorealizzazione.

Come si può vedere, le due discipline si sono evolute fino a toccare l’una i confini dell’altra, se non quasi a sovrapporsi in parte. Non a caso, esistono diversi professionisti che praticano sia come psicologo, sia come coach, utilizzando di volta in volta gli strumenti più adatti ai fini del conseguimento del benessere del paziente.

Tuttavia è opportuno ricordare che esiste una grande differenza per quanto riguarda la regolamentazione.

  1. REGOLAMENTAZIONE

Ti sarà capitato di sentire la frase: “chiunque si può svegliare di prima mattina e scegliere di diventare coach”. Non è proprio così, ma questa affermazione colorita vuole comunicare l’idea che coach e psicologo hanno formazione e regolamenti molto diversi.

Per diventare psicologo, occorre conseguire una laurea Magistrale in psicologia, frequentare un tirocinio past-lauream di una durata di 1000 ore, passare l’esame di stato e iscriversi all’Ordine degli Psicologi (Albo A oppure Albo B nel caso di titolo triennale). Lo psicologo lo psicologo è tenuto al rispetto del Codice Etico, che stabilisce regole di condotta imprescindibili a cui il suo operato si deve attenere e ispirare. Tra questi, l’obbligo alla Formazione Continua, attraverso il conseguimento di Crediti Formativi ECM per tutta la durata del suo operato; l’obbligo a mantenere il Segreto Professionale e alla Riservatezza, sia nell’operato con soggetti singoli, sia con i gruppi.

La professione del coach è invece meno regolamentata. Il coach è una persona esperto nel proprio campo, che in virtù delle sue competenze, degli strumenti che possiede e del successo acquisito, mette a disposizione le proprie conoscenze per aiutare altre persone a risolvere un problema o a raggiungere perseguire risultati eccezionali a propria volta.

Ciò significa che chiunque, teoricamente, può definirsi “coach” dal momento in cui si trasforma in una guida per gli altri nel suo settore di esperienza.

Tuttavia, la forte diffusione del coaching, quasi come fosse diventata una professione “alla moda” o un appellativo facilmente integrabile al nome del proprio settore di appartenenza, ha implicato anche il diffondersi di numerose scuole di formazione che rilasciano qualifiche. Nel rivolgersi a un professionista, consiglio di verificare la sua formazione ed esperienza, o informarsi circa i risultati raggiunti con i suoi clienti, se disponibili.

È utile sapere che, al fine di certificare il possesso di standard di formazione e preparazione dei coach, esistono oggi associazioni quali l’A.I.C. (Associazione Italiana Coach) e l’I.C.F. (International Coaching Foundation).

Esistono, in ogni caso, validissimi coach che non ne fanno parte.

  1. DURATA

Parliamo qui della durata della sessione singola e dell’intero percorso.

La durata di una seduta psicologica è mediamente di un’ora. Maggiore nel caso di sedute di coppia o gruppali, che arrivano a due ore. La frequenza è per lo più settimanale.

Il percorso psicologico può avere una durata di poche sedute (anche solo tre o quattro) nel caso di una consulenza atta a risolvere un problema molto pratico e concreto. Un esempio di questa natura sono è la consulenza sessuale. Il percorso può però durare più tempo se si tratta di un malessere strutturale forte con forti ripercussioni sul benessere globale della persona, come nel caso dell’ansia patologica e della depressione cronica.

In questi casi, il percorso psicoterapeutico può durare da pochi mesi nel caso degli approcci più diretti come il cognitivo – comportamentale o breve – strategico, ad anni, come avviene per la psicanalisi. Nel medio termine, si può in ogni caso passare da una frequenza settimanale a una frequenza sempre più dilazionata nel tempo, da mensile a bimestrale e così via.

Per il coaching bisogna fare un distinguo. I life coach seguono uno schema molto simile a quello degli psicologi.

I coach sportivi o aziendali hanno invece un approccio ancor più diretto e focalizzato. Le sedute possono durare anche circa un’ora e mezza, o mezza giornata e avere una frequenza quindicinale o mensile. La durata del percorso dipende dal tipo di obiettivo previsto e dalla sua distanza.

Il percorso di coaching può essere molto breve o potenzialmente lunghissimo, infatti il coach può continuare a supportare il coachee per ogni obiettivo che si prefiggerà, se quest’ ultimo ne sente l’esigenza.

  1. COSTO

Il costo degli psicologi italiani fino al 2012 era stabilito in base a un tariffario. Questo è stato abolito con il Decreto legge n. 1/2012, convertito in Legge n. 27/2012, che ha stabilito la completa abolizione delle tariffe professionali e la pattuizione del compenso al momento del conferimento dell’incarico (art. 9 Codice Deontologico degli Psicologi Italiani).

Il prezzo della seduta psicologica singola va quindi da circa 35€ a 115€, dai 45 ai 165€ per la seduta di coppia o famigliare e tra i 15 e i 45€ nel caso della seduta gruppale. Il dato dipende dall’esperienza del professionista, dell’area geografica e dal tipo di studio (privato, pubblico) in cui riceve. I prezzi per la seduta psicoterapica sono leggermente più alti.

Per quanto riguarda i coach, la questione è controversa.

I life coach hanno mediamente un range di prezzo simile a quello degli psicologi. I coach sport e business vanno circa da 80€ a 120€ a seduta. Il costo può salire a un range tra i 200 e i 500€ nel caso di sessioni aziendali, in cui cambiano contenuti, modalità e durata.

 COME SCEGLIERE

Ora che hai chiare le 5 differenze principali tra coach e psicologo, sei quasi pronto/a a scegliere il professionista che fa per te.

C’è solo un elemento in più da ricordare: quando ti troverai a chiederti: “Ma quale coach?” “”Ma quale psicologo?”, ti suggerisco di leggere la loro presentazione, la loro storia se presente, i lavori che hanno svolto, e cercare di capire quale ti tramette maggiore empatia e fiducia.

Quando ti troverai a tu per tu con lui o con lei, al di là delle competenze, l’efficacia del tuo percorso dipenderà dalla relazione che si instaurerà con la persona cui sceglierai di rivolgerti.

Ricorda che l’efficacia non si basa solo sull’andare da un professionista, ma dall’impegno che  dedicherai al tuo percorso!

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Martina Amigoni

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