Ma il cibo può creare dipendenza?

È difficile pensare che un bene di uso comune, necessario alla sopravvivenza, possa creare dipendenza.

Per rispondere alla domanda, vediamo quali sono i tratti distintivi di una dipendenza:

  1. Il costante pensiero e la ricerca della sostanza;
  2. La perdita di controllo;
  3. La tolleranza a quantitativi sempre più grandi;
  4. La reiterazione del comportamento nonostante la consapevolezza del problema;
  5. L’incapacità di smettere nonostante le conseguenze avverse;
  6. Il craving, cioè il desiderio irrefrenabile della sostanza/bene;
  7. La compromissione dello stile di vita;
  8. Il pericolo per il benessere e la salute della persona.

Questi criteri sono veri nel caso di alcol e droghe, o sono forse applicabili anche a un bene innocuo come il cibo?

Nei disturbi alimentari principali (Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa, Binge Eating), il cibo diviene un’ossessione (1) e cioè si manifesta sotto forma di idee, parole, immagini persistenti nella mente della persona. Mentre la persona anoressica attua restrizioni estreme, nel caso di Bulimia e Binge Eating uno dei criteri di diagnosi è la presenza di abbuffate, cioè periodi di tempo durante i quali la persona assume quantitativi eccessivi di cibo a causa di una perdita di controllo (2).

In certi casi questo porta a un aumento progressivo delle dimensioni dello stomaco, che rende necessaria l’assunzione di quantitativi maggiori di cibo (3) per raggiungere la sazietà.

Il comportamento viene ripetuto nonostante la consapevole del problema (4) e anche se la persona vorrebbe smettere, i meccanismi psicologici instauratisi lo rendono impossibile: è così che tentativi di dieta o restrizione alimentare risultano essere fallimentari (5).

Nelle fasi di “astinenza” dall’assunzione di cibi o bevande generici o specifici, si può provare il craving, cioè il desiderio improvviso e incontrollabile di assumerlo (6).

Tutto ciò porta sia a un progressivo peggioramento della qualità di vita (7) dalla riduzione delle attività sociali alla difficoltà a compiere azioni semplici quali per esempio allacciarsi le scarpe, camminare o fare le scale sia a una compromissione della salute (8): basti pensare che sovrappeso e obesità si comportano un alto rischio di malattie correlate, tra cui diabete, rischio cardiovascolare e malattie respiratorie.

La risposta alla domanda: “Il cibo può creare dipendenza” risulta essere dunque chiara.

Tuttavia invito a non allarmarsi, bensì a distinguere tra tre livelli di assunzione di cibo (o bevande):

  1. Uso: consumo controllato e limitato di una sostanza;
  2. Abuso: consumo eccessivo e improprio. Si configura come un’abitudine poco salutare, ma non compromettente. Per esempio, mangiare merendine in grandi quantità tutti i giorni può essere un vizio disfunzionale, ma allo stesso tempo circoscritto e senza un grave impatto sulla salute;
  3. Dipendenza: è la ricerca esagerata del piacere immediato attraverso sostanze o comportamenti che assumono una configurazione patologica. È presente laddove se si riscontrano gli indicatori sopra riportati nei confronti del cibo o bevande (gassate, zuccherate, alcoliche) in generale oppure verso qualcosa di specifico.

 

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