MANGI PER SOLITUDINE?
Ecco perchè e che cosa fare
Nel contesto della solitudine, molte persone, tra cui donne di ogni età, sperimentano un rapporto particolare con il cibo, che in maniera più o meno consapevole funge da consolazione, per poi trasformarsi in nemico.
Nelle prossime righe esploreremo questa dinamica, analizzando le motivazioni sottostanti a questo comportamento. Attraverso un approccio psicologico e pratiche di consapevolezza, potrai comprendere la connessione tra solitudine e fame nervosa e avere dei suggerimenti su come affrontarla.
Ti proporrò infatti alcune strategie concrete per trasformare questo momento in un’opportunità di conoscenza di te ed evoluzione, per creare un rapporto più sano con il cibo durante i momenti di solitudine, ma anche per migliorare il tuo benessere fisico ed emotivo.
QUANDO SONO SOLA...
La solitudine, particolarmente evidente dopo una giornata lavorativa o in assenza di familiari, può aprire uno spazio in cui emergono sensazioni di vuoto e di mancanza. Questi momenti possono diventare cruciali, poiché il bisogno di colmare questo vuoto spesso si traduce nella ricerca di conforto attraverso il cibo. La connessione tra solitudine e alimentazione è complessa, poiché il cibo può fungere da sfogo emotivo, riempiendo momentaneamente il vuoto e fornendo una provvista di energia apparentemente indispensabile.
La solitudine può rappresentare un’esperienza profondamente significativa e spesso difficile da affrontare. Quando la giornata lavorativa termina o la casa rimane in silenzio, si può avvertire un senso di vuoto tangibile. Questo vuoto può generare una sensazione di mancanza insopportabile a livello fisico, ma soprattutto emotivo tale che chi ne soffre fa fatica a descriverla a parole con precisione. In questi momenti di solitudine, la necessità di colmare questo vuoto può diventare un impulso dominante, spingendo molte persone a cercare conforto nel cibo.
Esperienza comune è il riconoscere che la solitudine va oltre la mera assenza di compagnia, influenzando profondamente l’aspetto emotivo e creando una fame di connessione e significato che il cibo sembra poter soddisfare, purchè il sollievo si dimostri sempre temporaneo.
Durante la solitudine, il cibo può diventare un compagno fedele, pronto a fornire conforto e soddisfazione temporanea. La ricerca del cibo come risposta alle emozioni vuote si trasforma in un ciclo dannoso se l’alimentazione diventa sistematicamente una risposta automatica a una necessità emotiva non soddisfatta. In alcuni casi, la solitudine stessa può essere cercata consciamente per creare uno spazio privilegiato per questo incontro con il cibo.
IL CIBO MI AIUTA!?
“Come mi aiuta il cibo?” diventa una domanda cruciale nei momenti di solitudine, quando la ricerca di conforto e soddisfazione si scontra con la realtà emotiva di chi si trova ad affrontare il vuoto interiore. Durante queste fasi, il cibo può emergere come un alleato apparentemente affidabile, offrendo momentaneo sollievo o distrazione. Tuttavia, è essenziale esaminare in modo critico questa dinamica, chiedendosi se il cibo rappresenta una soluzione efficace o se nasconde una problema emotivo potenzialmente dannoso. Esplorando i motivi alla base di questa ricerca di conforto attraverso il cibo, possiamo gettare luce sulla complessità della relazione tra solitudine e alimentazione, aprendo la strada a un approccio più consapevole e sostenibile alla gestione delle emozioni.
La Terapia Razionale Emotivo-Comportamentale (TREC) offre una lente attraverso la quale possiamo esaminare le credenze che guidano questo comportamento. Tre credenze comuni associate a questa dinamica possono includere:
Consolazione: la convinzione che il cibo sia l’unica fonte di consolazione e piacere disponibile durante i momenti di solitudine. Questa credenza può portare a una dipendenza emotiva dal cibo come mezzo principale per affrontare le difficoltà e fuggire dai problemi, trascurando alternative più equilibrate.
Ricerca di Amore: La convinzione che il cibo possa colmare il vuoto emotivo e la mancanza di amore durante i momenti di solitudine. Questa credenza può portare a un ricorso frequente al cibo come surrogato per le connessioni umane, ignorando l’importanza di costruire relazioni significative e salutari.
Auto-Valutazione Attraverso il Cibo: La convinzione che l’autovalutazione e la percezione personale siano fortemente influenzate dalla quantità e dal tipo di cibo consumato durante i momenti di solitudine. Questa credenza può portare a un rapporto disfunzionale con il cibo come mezzo per cercare validazione e auto-affermazione, trascurando l’importanza di una visione più completa dell’autostima.
Un altro aspetto fondamentale da valutare è come sia nata la dipendenza o la ricerca del cibo nei momenti di fame nervosa. Questo può avere a che fare con le dinamiche famigliari di infanzia e adolescenza e/o con lo stile di attaccamento, la cui esplorazione è parte importante di un percorso psicologico.
COSA FARE: 3 strategie
Per risolvere il problema della fame nervosa e instaurare una relazione più sana con il cibo, è essenziale intraprendere un approccio consapevole e strategico. Ecco tre consigli:
1. Acquisire una conoscenza di base sui principi di un’alimentazione sana costituisce un fondamento solido. Tuttavia, l’aspetto cruciale va oltre il mero sapere nutrizionale. La consapevolezza delle proprie credenze ed emozioni è il primo passo significativo. Ti suggerisco di chiederti quali sono le tue sensazioni ed emozioni ogni volta che ricerchi il cibo anche senza avere una “vera” fame. Se l’autoanalisi non fosse sufficiente, puoi farti aiutare da un professionista nel campo psicologico.
2. Integrare una disciplina consapevole come lo yoga e la meditazione può essere un elemento chiave per la gestione degli impulsi alimentari. Non ti consiglio una pratica “a caso”, ma con un istruttore o un’istruttrice che sappia guidarti all’ascolto di te offrendoti strumenti pratici per stabilizzare le emozioni, riducendo la tendenza a ricorrere al cibo come risposta automatica alla solitudine o allo stress. Le pratiche intenzionali sono molto più efficaci rispetto a pratiche generiche!
3. Adottare i principi della Mindful Eating e dell’alimentazione intuitiva può rivoluzionare il rapporto con il cibo. Questo approccio promuove la consapevolezza del momento presente durante il pasto, incoraggiando a prestare attenzione ai segnali di fame e sazietà. Imparare a connettersi con il cibo in modo intuitivo, senza giudizio, contribuisce a rompere il ciclo della fame nervosa e a sviluppare un rapporto più sano ed equilibrato con il cibo.
A tal proposito, ho creato un intero percorso che include psicologia, yoga e Mindful Eating, oltre ad allenamenti divertenti e gentili, utili a modellare il tuo corpo!
CONCLUSIONE
In qualità di psicologa clinica specializzata in Psicologia Alimentare e insegnante di Yoga, mi impegno a offrire un supporto completo per chiunque stia cercando di affrontare la fame nervosa e sviluppare una relazione più sana con il cibo. Attraverso la mia esperienza, ho elaborato un approccio unico che integra gli aspetti psicologici con pratiche corporee come lo yoga e la meditazione.
Per chi desidera approfondire questi temi, ho sviluppato un corso completo disponibile in modalità video on demand. Questo corso fornisce una prospettiva psico-corporea approfondita sulla connessione tra emozioni, solitudine e comportamenti alimentari. Attraverso le lezioni, offro strumenti pratici, esercizi di consapevolezza e tecniche di gestione dello stress per aiutare a trasformare il rapporto con il cibo.
Se sei interessato a partecipare a questo corso o desideri ulteriori informazioni, ti invito a compilare il form qui sotto. Sarà un piacere condividere queste risorse con te e accompagnarti nel tuo percorso verso il benessere psicologico e fisico.
Per maggiori informazioni sulle sedute, sui corsi di yoga e sui percorsi online, non esitare a contattarmi.
Se desideri approfondire l’argomento o hai domande sul trattamento dei disturbi alimentari, puoi riservare una chiamata conoscitiva gratuita.
Ricorda che sei una persona unica e che meriti di risplendere!
Dott.ssa Martina Amigoni
Psicologa Clinica, Consulente Sessuale
Esperta di Comportamento Alimentare e Psicologia Femminile
Istruttrice Mindful Eating e Yoga